Volontariato animalista: una lotta quotidiana

E’ successo domenica mattina, quella che per alcuni doveva essere una giornata di gioia, si è trasformata in una tragedia, anzi, una tragedia nella tragedia per tanti.

Sono le 5:30 circa di mattina ed un furgone giallo rimane coinvolto in un drammatico incidente sulla A14, zona Pesaro; muoiono tre persone ed un cane.

Ma quello non è un furgone qualunque, è ben conosciuto da diverse associazioni animaliste e da moltissimi volontari che quotidianamente si occupano di randagi ed animali in difficoltà: è il furgone di Elisabetta Barbieri, una volontaria che, insieme al suo collaboratore Federico, sta attraversando l’Italia per portare alcuni cani e gatti alle loro nuove famiglie.

immagine sul fianco del furgone di Elisabetta

Elisabetta e Federico, alle 5:30 di domenica mattina sono morti, le loro vite sono state spazzate via mentre cercavano di dare a delle povere anime abbandonate, una famiglia ed nuova esistenza.

Per chi non lo sapesse questi viaggi si chiamano staffette, vengono organizzati da associazioni e volontari per far sì che gli animali abbandonati nelle regioni del sud, solitamente cani e gatti, possano arrivare al nord dove li aspettano delle famiglie che hanno deciso di adottarli; per molti di questi animali le staffette sono l’unico modo per potersi lasciare alle spalle la vita randagia o la gabbia di un rifugio.

Le staffette sono importanti perché il randagismo al sud è una piaga incontrollabile, perché le istituzioni sono totalmente assenti ed in molti casi la sterilizzazione non viene minimamente presa in considerazione.

Da ex volontaria di canile e “mamma” di diversi randagi (alcuni arrivati proprio tramite staffette da altre regioni) posso dire che purtroppo il nostro paese ha ancora tanta, tantissima strada da fare per ridimensionare il problema.

Il volontariato in favore degli animali non è mai facile, ci si scontra tutti i giorni con l’ignoranza e l’indifferenza ed in alcune circostanze si viene letteralmente ostacolati da chi considera gli animali alla stregua di oggetti inanimati. Specialmente al sud i volontari sono lasciati soli a combattere quella che è una vera e propria guerra, cercano di far fronte ad emergenze che si susseguono, senza dimenticare nessuno: animali vittime di incidenti, maltrattati, gettati in cassonetti dell’immondizia, abbandonati senza la minima possibilità di farcela da soli… si indebitano, investono quel poco che hanno a disposizione perché se trovi un cane investito cosa fai? Ti giri dall’altra parte? Certo che no.

In questo scenario desolato i grandi assenti sono lo Stato e le sue istituzioni, che non muovono un dito per cercare quanto meno di arginare la piaga del randagismo e di ciò che gli ruota attorno. Inutile dire che in un paese civile lo Stato dovrebbe farsi carico dei problemi legati al mondo animale, dovrebbe sovvenzionare strutture che si possano prendere cura dei randagi dando loro una sistemazione degna, dovrebbe incentivare le sterilizzazioni e punire davvero chi si macchia di atti crudeli nei confronti degli animali. Ma no, in Italia tutto questo non avviene, il mondo politico è troppo impegnato a riempirsi le tasche e ad accaparrarsi poltrone per ascoltare chi chiede aiuto e così, se trovi un cane o un gatto in difficoltà non chiami gli enti territoriali, ma cerchi l’associazione di volontariato più vicina, perché i volontari, quelli veri, ci sono sempre.

Il totale disinteresse dello Stato e degli enti viene quindi compensato dall’immenso amore e dalla dedizione dei volontari, quelli che escono di notte per recuperare un gatto smarrito, quelli che si indebitano per far operare un cane, quelli che si privano di tutto per poter garantire il cibo ai piccoli dei quali si prendono cura.

illustrazione di Paola Rubini

Ne ho conosciuti di volontari splendidi nel corso della mia vita e c’è una cosa che li accomuna tutti, da nord a sud: lo spirito di sacrificio.

Sacrificio che nel caso di Elisabetta e Federico è stato estremo, morire mentre si sta compiendo un atto d’amore così grande, mentre si sta ridando la vita a creature che altrimenti avrebbero avuto ben poche possibilità di essere accolti in una famiglia, è qualcosa che ancora non riesco a metabolizzare.

Questa domenica quindi è stato un giorno di lutto non solo per il mondo animalista, ma per tutti indistintamente, perché ancora una volta a pagare per le mancanze di uno Stato totalmente assente, per l’indolenza ed il disinteresse di tanti che preferiscono voltarsi dall’altra parte, sono stati degli innocenti, Anime belle disposte a macinare centinaia di chilometri per poter dare agli ultimi tra gli ultimi una possibilità di riscatto.

“La nuova vita inizia dal viaggio” si leggeva su una delle fiancate del furgone di Elisabetta, niente di più vero in questo mondo tutto sbagliato.


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